Dal libro di King 22/11/63, dalla serie TV Dark, questa piccola frase che riporto nel titolo mi perseguita. So bene (parlando alla mia parte razionale) che sono suggestioni e casualità, ma la mia personalità romantica ama cercare assonanze e, accidenti, questa settimana è stata impegnativa. Prima volta che mi capita di rimanere via da casa, nello stesso posto, così a lungo. Stesso albergo, stesso ristorante, tutta la settimana.
Certo non aiuta pensare che siamo passati giusto dieci anni da Matera. La mia prima “vera” trasferta e tutto quello che avevo provato e che ho poi insabbiato come ben sono capace di fare. Ma quella sensazione di libertà, di stare bene, di bastare a me stessa, di poter essere me stessa, di poter valere e essere in grado ed essere capace. Se ci ripenso e osservo con attenzione, mi vedo oggi, mi vedo allora. Uguale. Ero già me stessa, dieci anni fa. Ma non avevo avuto il coraggio di esserlo. Ah, se potessi. Se solo potessi riprendermi questi dieci anni. Tornare a Matera e darmi due schiaffi immensi e dirmi: non tornare come eri, prima di Matera. Torna DOPO Matera. Torna cresciuta e viva e splendida e capace e fiera, così come sei stata in tutta questa settimana. Puoi solo crescere.
Invece rivedo quella splendida donna già in grado di esserla, ma piena di paure, ritornare a casa e ricominciare a fare il pulcino spiumato. Con il generale, con il lavoro, con M, con mia figlia pure. Tornare a fare la mia bellissima vita precisa e indolore, certo non di sofferenza, certo al sicuro, ma priva di emozioni, soprattutto prima di me. Mi fa rabbia ma non riesco a colpevolizzare quel pulcino. Ero ancora troppo spaventata dalla vita, e pur sapendo (e lo sapevo) di poter essere meglio di così, all’epoca me lo sono fatta andare bene. Ed è andata bene, lo sapete. Non sono stati anni buttati via, ho fatto tante cose, ho viaggiato tanto ed ogni viaggio è stato meraviglioso (ogni viaggio con uno sclero di M, ma tanto sappiamo pure questo. Sono comunque stati buoni viaggi, nel complesso). Ho cresciuto mia figlia aiutandola a diventare la splendida ragazza che è oggi, quindi al di là di cosa ho fatto o non fatto, qualcosa di buono di sicuro l’ho realizzato e l’ho davanti agli occhi ogni giorno.
Tornando ad oggi e a questa strana settimana, ho approfittato della bellissima stagione (fredda, ma il freddo non mi crea disagio) per fare la turista e ritrovare borghi e città che ho visitato in passato e che desideravo tanto rivedere. Sono stata una turista “toccata e fuga”, un paio di ore finito il lavoro e prima di cena, ma ho potuto vivere la mia solitudine, i miei silenzi, il mio entusiasmo, ritrovarmi ad allargare le braccia quasi a voler ballare in cima alla Fortezza di Poggibonsi, io e il mio cellulare con alla radio canzoni anni 80 (quasi imbarazzanti). E questo sorriso che ho addosso e che diventa più bello che mai nel mio cervello. Sentirmi bene ovunque io sia, perché la vita è bella e anche questo passato che si armonizza mi ricorda che non c’è mai nulla di scontato nel vivere.
Guardo le foto che ho fatto stasera, faccio sempre foto a caso, neanche controllo il display, scatto come sto guardando, per vedere ciò che vedevo. Un aperitivo sulla terrazza vista Siena, un calice di Chianti, e questo panorama. Non leggo, guardo appena il cellulare, sto semplicemente lì seduta a sorseggiare il vino e guardare il panorama, e le stelle, e lo spicchio di luna lì in mezzo al cielo, e penso sì, che la vita mi sorride. Sono in luoghi meravigliosi, i turisti pagano per venire a visitarli, io sono pagata per viverli. E mi si strozza il respiro perché mi sento fortunata.
Stasera stavo osservando di come io riesca a sentirmi a mio agio ovunque. Ho ricordato i miei nonni (entrambi), che in modi diversi facevano lo stesso lavoro, rivendita di generi alimentari, uno con negozio in centro, l’altro ambulante in mezzo ai monti. Due uomini completamente diversi, entrambi a modo loro con questa capacità di affabulatori, sornioni, piacevoli, sempre una parola gentile con tutti, dei veri venditori. Io non saprei vendere neanche l’acqua nel deserto, ma di loro ho ereditato la capacità di mettere a proprio agio le persone, ed è una dote di cui vado fiera, mi è indispensabile nel lavoro che faccio, ed è molto piacevole nel tempo libero, soprattutto quando sono in trasferta. Soggiorno in hotel più di una giornata? Una parola gentile alla receptionist, un saluto educato alle donne delle pulizie, una battuta simpatica alla cameriera… ho piccoli gesti, che non mi costano affatto e che anzi mi escono naturali, che mi aiutano a sentirmi un po’ “a casa” ovunque io vada. E’ un atteggiamento che ho sempre, anche quando sono a casa, anche al supermercato, cerco sempre una parola gentile per la cassiera, per il cameriere, il barista. Non sento mai di dover “essere servita”, anche se sto pagando per un servizio. Anzi, ringrazio, perché ho davanti una persona che sta facendo un lavoro e se lo fa con il sorriso, non lo ritengo scontato e ne sono grata.
Ho messo in un solo post almeno duemila pensieri, perché domani finirà questa stramba settimana e so che ne sto uscendo arricchita. Non per i luoghi che ho visitato (e che non smetterei mai di vivere), ma per l’esperienza in sé, che è stata davvero importante.
Aggiungo (ma quanto è bella la frase “last but not least”?!), perché non posso proprio farne a meno, due righe sul fatto che sì, mi sta mancando tanto il non poter vedere l’uomo che mi sta occupando i pensieri (poi troverò anche una definizione migliore, prometto). Mi manca ma è un sentimento bello, perché so che lo rivedrò la settimana prossima, pertanto non è un sentimento di sofferenza e di mancanza quando di aspettativa e di entusiasmo per ciò che sarà. E’ una cosa tutta nuova per me, che non mi appartiene. Non ho mai vissuto un sentimento solo per la gioia di provarlo. Ma caspita, se è bello. Vivere per la felicità che sicuramente arriverà, piuttosto che ingrigirsi su una mancanza momentanea. Godere dell’aspettativa e anzi entusiasmarmi di questa attesa, e più mi manca e più sarà bello rivederlo, perché non ho dubbio alcuno su quanto sarà bello. Non so neanche cosa sto scrivendo perché ho proprio bisogno di buttare tutto fuori a caso, non ho voglia di rileggere. Mi rendo conto solo che mi esce questo sorriso addosso e che non voglio farne a meno.
Una settimana in Toscana, dieci anni da Matera, una testa abituata ad un regime rigido ed incasellato che sta sbandando verso cuore ed emozioni, pur mantenendo la propria identità.
E poi ditemi che la vita non è incredibile.