Da parecchi mesi, ogni tanto c’è una vocina in testa che parla da sola e che dice “spero di morire presto”.
Non lo so che vocina sia, so che quando la sento mi viene da piangere e mi chiedo, semplicemente, se sto vivendo la mia vita o se la sto solo sopravvivendo.
La giornata di sabato scorso mi ha dato tanto da pensare, perché mi sono sentita viva come non mi accadeva da veramente troppo tempo.
La mia vita mi dà tutto, ma ho troppo spesso il dubbio che non sia la mia vita…
Avrei dovuto andare via, tanti e tanti e tanti (troppi) anni fa. Sarebbe stata una fuga e sicuramente non mi avrebbe portato alcun beneficio, ma avrei dovuto.
Così come dovrei andare via adesso, ma non posso più. Ho una bimba, non posso stravolgere la sua vita solo perché ha una madre squilibrata.
Invidio una ragazza che conosco, lei se ne frega. Qua non trova lavoro, le hanno offerto impiego a Torino, lei va. Non ha genitori qui, non ha fidanzato, ha solo suo figlio, 10 anni, che porta con sè a Torino. Nessuna remora, lei va.
La guardo e so che non sarò mai così, perché mi preoccupo sempre troppo degli altri. E non tanto di far piacere agli altri, quanto di piacere agli altri. Enorme differenza!
Ho già scritto del fatto che sono migliorata notevolmente nel fregarmene del giudizio degli estranei, ma continuo ad essere legata al giudizio di chi amo, che è una cosa bella ma è anche una catena, che ultimamente mi sta stringendo troppo, troppo, soffoco.
Così come la vita che sto conducendo, una bellissima vita piatta piatta, come tutto il resto del mondo, e io soffoco, soffoco.
Ho un compagno che mi ama e si prende cura di me, e io mi prendo cura di lui, e soffoco, soffoco. Lo voglio, non lo voglio. Sono sei anni che stiamo insieme e ancora non ho capito se lo amo o se semplicemente mi lascio amare. Ma è un gioco che fa male ad entrambi, con me sempre in bilico tra la nostra vita insieme e me stessa. Mi sono persa, mi sento annullata, questo il prezzo per fare la bella vita che conduciamo insieme. Mi sento senza entusiasmo, sono nella fossa, in preda all’ansia, non riesco a respirare e non trovo una via per risalire.
Non so che cosa traspare da questo blog, per chi legge e non mi conosce.
M è un uomo “a posto”, uno di quelli molto all’antica, con tutti i valori di una volta, l’unica cosa che desidera dalla vita è avere una casa ed una famiglia. Ed un camper. Vorrebbe anche un cane carlino, ma io odio i carlini, ma questo è un altro discorso, del resto io vorrei un gatto. Ma senza divagare.
M non ha vita al di fuori di me, non ha amici con cui uscire e confrontarsi ogni tanto, le uniche persone con cui parla sono i suoi genitori. Ha una situazione difficile a casa, con la sorella psicopatica ed un pasticcio con la casa che aveva acquistato secoli fa e che si ritrova sul groppone. Ma anche questa è un’altra storia.
A me piace che lui viva per me, sia ben chiaro. Mi fa comodo, perché so che lui c’è sempre. Io però una vita al di fuori di lui ce l’avrei pure. Mi piacerebbe andare in palestra un minimo in più (mi basterebbe una sera a settimana), mi piacerebbe vedere di più le mie amiche che ultimamente le ho proprio perse di vista. Perché va a finire che con lui chiuso con me, io mi sento in colpa a lasciarlo solo, quindi rinuncio.
Mi chiudo, mi chiudo, e finisco a passare il sabato sera sul divano a leggere un libro e scolare vodka. Vorrei parlare con lui di questo, vorrei fargli capire il mio disagio, vorrei poter essere in grado di spiegarmi. Ma ecco, uno dei problemi di base del mio rapporto con M, è che non riusciamo a dialogare. Non capisco il perché, non mi era mai capitato prima con nessuno in vita mia, di avere questa difficoltà di dialogo. E per difficoltà, intendo proprio difficoltà. Nel senso che a volte, mi sembra di parlare in un’altra lingua. Io dico mela, lui risponde strada: non siamo neanche nell’ambito della frutta, neanche nell’ambito degli alimenti, siamo proprio su due pianeti diversi.
Gli voglio immensamente bene, ma a volte mi chiedo se sia sufficiente. L’amore non so più cosa sia, penso di non averlo mai saputo in tutta la mia vita, o forse faccio solo confusione e l’amore è proprio questo volersi prendere cura della persona che ami, desiderare la sua felicità anche a scapito della propria… se questo è l’amore, allora amo M come non ho mai amato nessuno, perché desidero proteggerlo.
E se c’è una parte di me che è felice di vivere questa vita tranquilla e così “giusta”, c’è un’altra parte di me che si chiede se questa è davvero la vita che voglio. O se è la vita che vogliono gli altri per me. Se a forza di far contenti tutti, va a finire che quella non contenta sono io. O se magari, rimanendo sola soffrirei la mancanza di questa vita.
Vorrei uno specchio del “se fosse”… uno specchio che mi fa vedere come sarei fra dieci anni, scegliendo una strada e poi scegliendo la strada opposta. Vorrei vedere dove andrei a finire.
Ma lo specchio non esiste, e io sto qua da sola in fondo alla fossa, a piangere ad ogni minimo alito di vento. E quella vocina che ogni tanto mi balza in testa e mi invita a farmi del male, perchè così magari qualcuno si accorge che sto soffrendo, che non sono felice.
Per fortuna che io sono quella ottimista.